Gli autori colpevoli

A Boris Vian, un amante della buona cucina.

"Il cliente ha sempre ragione a esigere dei frigoriferi solidi e delle quattrocavalli che non siano in formaggio a pasta molle. Ugualmente ha ragione ad esigere, se un perfezionamento sta per essere apportato all’automobile, che il costruttore ne tenga conto; pagando, naturalmente. […]

Al contrario, in ambito intellettuale (conserviamo, in mancanza di meglio, questo termine; la canzone fa parte di un ambito particolare dell’espressione e si conviene qualificare queste cose come intellettuali…) abbiamo evidenziato che, essendo l’imbecillità più aggressiva dell’intelligenza, e visto che i modelli da seguire sono spesso sommersi dalle imitazioni, lo slogan del cliente giunge immancabilimente al magistero dei somari e dei khojons.

E del resto chi ha introdotto nell’ambito della canzone questo termine di clienti? Il pubblico paga la canzone che ascolta, è chiaro; per via indiretta, naturalmente, ma paga: canoni alla radio, posti nei music-hall, percentuali sulla vendita dei tascabili e dei dischi; qualcosa finisce per arrivare all’autore, al compositore e all’editore…

Ma se il pubblico non pagasse… e se non ci fosse pubblico, ci sarebbero comunque gli autori, le canzoni e i cantanti.

Ecco cosa dimenticano sempre gli autori colpevoli. L’autore colpevole è quello che, sconfitto in partenza, afferma, con un cinismo reale o affrettato: perchè si possa vendere, è necessario che sia una m…

Ecco che si tradiscono subito. E’ il loro perchè si possa vendere che li tradisce.

Naturalmente, se si vuole guadagnare molto denaro, si ha interesse a radunare clienti in gran numero. Ma, in materia di canzone, l’estensione di questa clientela dipende dalla misura in cui ci si preoccupa della sua qualità. La relazione col pubblico è uno scambio e ognuno dei due termini si riflette sull’altro.

Abbiamo parlato di macchine; spingiamo un pò più lontano l’analogia. Nel campo dei costruttori di automobili, c’è la Rolls-Royce a un capo; c’è, mettiamo, la Volkswagen all’altro. Da un lato la perfezione meccanica, la macchina che circola per trent’anni senza problemi; dall’altro, la piccola vettura economica che, tenuto conto del suo prezzo, fa quello che può, e molto bene.

Queste due vetture camminano; ma la Rolls costa dieci volte più della Volkswagen: è dunque normale che ci sia tra le due una differenza di qualità.

Ma una buona canzone non costa di più al pubblico di una cattiva, ed è lì che cessa l’analogia. E’ all’autore e al compositore che essa costa un maggiore sforzo… uno sforzo molto piacevole.

Pertanto, quotidianamente, in questo mondo della canzone, voi incontrerete l’autore, l’editore o il compositore che vi ripeteranno, disincantati: perchè si possa vendere, è necessario che sia una m…

Si potrebbe credere, di fronte a tale lucidità, che la m…, una volta espulsa, essi continuino a considerarla come tale; ma basta un pò di attesa e questa m…, grazie ai loro sapienti lavori, comincia, osiamo dirlo, a produrre dei redditi.

Basta apettare e li vedrete voltar casacca e dire a se stessi che dopotutto questa sozzeria, poichè funziona… e tanto, risultava essere buona!… Forse era proprio arte! Quella con la A maiuscola!

Poche storie, miei cari colleghi. Quelli tra di voi che non sono idioti (qualcuno si salva) sanno come me che non è quel che viene preferito che funziona meglio. Appena si comincia a tentare di dedicarsi esclusivamente alla canzone, tanto da viverne, si è portati ad accettare un adattamento che vi ispira poco, una musica che non vi tenta affatto o dlle parole che vi lasciano freddi ma che piacciono ad una star che amate molto. Non lanciamo l’anatema della canzone "commerciale". Ma per favore proviamo almeno a fare una Volkswagen, se non ne possiamo fare una Rolls. Soltanto Rolls sarebbe monotono, è vero… soltanto Volks anche, d’accordo… ma esclusivamente delle bagnarole guaste sarebbe ancora più insopportabile, no?

Non abbiamo qui nessun conto da regolare con qualcuno; ma c’è un’etica per ogni mestiere. Se si tratta di un mestiere, che lo si faccia onestamente; e se il cliente richiede carne avariata, che gli si dica mi dispiace. Ma se non si hanno idee solide su ciò che si vuole, che non gli si rifili della carne avariata presentandogliela come filetto… […]

Mettiamo da perte il caso degli irresponsabili (questo per riservarmi una via d’uscita se mai dovessi scrivere una canzone troppo squallida…) e insultiamo allegramente gli autori, i compositori e i parolieri che agiscono male giornalmente e volontariamente in piena coscienza e in piena tranquillità. Non hanno che una protezione: il loro conto in banca a volte sfacciato; ma vicino a Onassis, da questo stesso punto di vista, essi sono completamente ridicoli. E’ molto facile avvilire il gusto del pubblico; è in egual misura possibile migliorarlo. […]

Le persone spregevoli, in conclusione, sono quelle che giustificano la propria mediocrità ostentando il disprezzo verso il pubblico"

Da Musika e dollaroni. Contro l’industria della canzone

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